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giovedì 13 marzo 2014

Il figlio del cimitero, ovvero il libro della jungla tra le tombe

Ho letto quasi per scommessa Il figlio del cimitero di Neil Gaiman per "disintossicarmi" dalle tensioni di un'opera di cui prometto di parlare a breve, appena avrò tempo di scrivere esattamente quello che ho provato sfogliandola. Di questo autore avevo già letto Coraline, e sinceramente come come libro l'avevo trovato un po' sopravvalutato, ma quando un amico mi ha messo in mano questo Oscar Mondadori, mi sono tuffato nell'impresa e l'ho divorato in un giorno. Che dire? Un po' Tim Burton e un po' Libro della jungla, l'ho adorato.
A grandi linee, è una storia di fantasmi, di misteri, di viaggi ultraterreni, di magia, con un spruzzo di horror e molta poesia spalmata a schiaffi e a crudo. Bod Owens è l'unico sopravvissuto al massacro della sua famiglia e vive in un cimitero, allevato dagli spiriti di chi non c'è più. Con il passare delle stagioni, però, lo spazio chiuso dai recinti e fatto di lapidi e tombe diventa stretto, così cresce il desiderio di andare a conoscere il mondo reale, a costo di rischiare la vita, visto che il killer che gli ha cambiato il corso dell'esistenza è ancora in giro e lo sta cercando. Sui fili di questo canovaccio, si inseriscono avventure straordinarie, da vivere con il batticuore o con un fazzoletto a portata di mano. Il viaggio del protagonista dalla fanciullezza all'adolescenza procede grazie a compagni indimenticabili (uno su tutti: Silas. Per conoscerlo non resta che leggere il libro, non c'è da pentirsene), ma anche attraverso lo sviluppo di abilità negate ai comuni mortali, come la dissolvenza. E' così che il nostro eroe arriverà al giorno in cui potrà affrontare il suo eterno nemico.
Alla fine dell'ultima riga resta un senso di frustrazione e di incompiuto che quasi toglie il fiato. Manca ancora tanto da spiegare, da sviscerare, da chiarire. E poi l' "espulsione" di Bod verso il "fuori" è troppo improvvisa, violenta, per certi versi imprevista. C'è la voglia di leggere altre 100 pagine, e magari non basterebbero. Gaiman è maledettamente dark e coinvolgente, tanto che per Il figlio del cimitero è riduttivo parlare di favola per bambini. Lo consiglio senz'altro, è un viaggio nelle tenebre da fare.

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