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martedì 14 maggio 2013

Enzo Tortora 30 anni dopo le accuse


Il 17 giugno 1983 Enzo Tortora viene arrestato per le accuse, false, di tre camorristi. Nel 1987 viene assolto in Cassazione e poco dopo, il 18 maggio del 1988, muore nella sua casa di Milano.
A trent'anni dall'incarcerazione del conduttore televisivo, "il più grande esempio di macelleria giudiziaria", come scrisse Giorgio Bocca, e a venticinque dalla sua morte, un saggio vuole ripercorrere la parabola di quest'uomo e, al tempo stesso, vuole ricordare l'Italia di quegli anni, con i suoi miti, le sue contraddizioni, la confluenza tra pubblico e privato, il fango, la gloria, le emozioni, la comunicazione, la televisione. Si tratta di Enzo Tortora Dalla luce del successo al buio del labirinto, scritto da Daniele Biacchessi per i tipi di Aliberti editore.
La postfazione è di Silvia Tortora, figlia del conduttore, che ricorda: "Mio padre non è stato solo un presentatore radio televisivo come molti lo ricordano ancora oggi. E' stato molte cose. Era prima di tutto un giornalista, un inviato e uno scrittore. Poi era una persona colta, di buone letture, un uomo che utilizzava in modo appropriato le parole, che sapeva coniugare i congiuntivi, che esprimeva quello che aveva dentro in modo diretto, senza filtri, senza nessun condizionamento. Era uno che non amava i salotti della politica, i circolini degli intellettuali. E' stato un grande inventore di format straordinari e vincenti della radio e della televisione. Mio padre era soprattutto un uomo libero da tutto: libero da schemi, da condizionamenti politici".

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