Anche se l'estate è già nella sua fase discendente, se qualcuno deve
ancora andare in vacanza e ha bisogno di un rapido consiglio per
portarsi un libro in valigia, consiglio decisamente L'orribile karma
della formica di David Safier. È vero che è uscito già qualche anno fa,
ma è stato recentemente ristampato nella collana Pickwick ed è quindi
piuttosto agile, tanto nel formato che nel prezzo.
Si tratta di un'opera leggera, che al lettore chiede solo lo "sforzo" di
divertirsi senza bombardarlo con sottintesi, filosofie, significati
nascosti o quant'altro. Ecco perché, pur essendo adatta a qualsiasi
persona abbia voglia di sorridere sfogliando un buon libro in qualunque
momento dell'anno, è particolarmente adatta al popolo dei vacanzieri
estivi, che vogliono rilassarsi sotto l'ombrellone o in un fresco prato
di montagna senza pensare a niente dopo le pressioni del lavoro o della
scuola.
Non vorrei dilungarmi troppo sulla trama per non rovinare il gusto di
esplorarla. Diciamo che la protagonista è Kim, una bella giornalista
televisiva all'apice della carriera, un po' larga sui fianchi (e non lo
dico per razzismo ma perché questo particolare riveste una certa
importanza in un episodio della storia...) ma estremamente attraente e
desiderabile. Per alimentare l'ascesa della carriera trascura il marito e
una figlia, quindi la sua vita privata è un disastro per quanto è
brillante quella professionale. La nostra anchorwoman, dopo aver ceduto
alla tentazione di commettere adulterio con un collega belloccio, muore
in una maniera a dir poco grottesca e torna in vita sotto forma di una
formica. A spiegarle i motivi di ciò è Buddha in persona, che le rivela
anche cosa occorre fare per salire la scala gerarchica del regno
animale, una reincarnazione dietro l'altra, e poter aspirare al Nirvana.
E qui mi fermo per non svelare troppo.... Dico solo che al fianco di
Kim, per compiere il viaggio verso la redenzione, c'è Casanova, il
leggendario amante veneziano a sua volta trasformato in un formicone con
le ali. Entrambi, passo passo, capiranno quali sono stati gli errori
che li hanno costretti a ripartire dalle viscere di un formicaio. La
scalata verso quella luce che continua a respingerli è divertentissima e
piena di frasi che sarà impossibile non appuntarsi da qualche parte,
per poi rivendersele nelle serate tra amici.
Tra tante rose, ovviamente c'è anche la spina: non mi è piaciuto il
finale. A conclusione di un ritmo così incalzante e rutilante, le ultime
pagine sono un calo di stile inaspettato, un polpettone dell'ovvio,
come se l'autore si fosse stufato di continuare a costruire la sua opera
seguendo l'impalcatura già edificata e avesse deciso di chiudere in
fretta tirando via. Un po' dispiace, ma è una cosa che si può
sopportare.
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