Lo confesso: sto aspettando l'uscita di Doctor Sleep con impazienza. In un primo momento (vedere qui), il seguito di Shining era previsto a marzo, ma evidentemente i fan di Stephen King non potevano attendere ulteriormente, e allora ecco che per il 28 il volume è atteso sugli scaffali italiani.
Per ingannare l'attesa, allora, mi sono tuffato nelle atmosfere ostiensi di Dacon, infernale opera prima di una giovane e promettente scrittrice, Federica D'Ascani, che aveva già dato alle stampe il suo libro qualche anno fa per i tipi della 0111 Edizioni e che adesso lo ha rilanciato grazie alla Gds. E' uscito anche in ebook e su Amazon viaggia discretamente bene. Insomma, c'erano tutti i presupposti per incuriosire l'orango della Biblioteca, e non è stato tempo perso. Il plot narra le vicende di un diavolo, Dacon, tanto affascinante quanto spietato, che già aveva fatto danni in passato e che torna per peggiorare le cose.
Subito dopo la copertina, ci si imbatte in una vera orgia di cattiveria e di sesso (che di questi tempi va anche di moda...), quest’ultimo raccontato però sempre sul filo del rasoio. Quando si parla di stupri demoniaci e di ammucchiate pseudo-incestuose, è molto facile cadere nel tranello di addentrarsi in descrizioni ginecologiche, pornografiche o quanto meno erotiche, sospirose, accaldanti. Qui non c'è niente di tutto ciò: si intuisce, si capisce, si viene portati fino a un passo dallo strapiombo, ma lo stile non scade mai. Per il resto, i cattivi sono davvero insopportabili, i fessi sono idioti con il bollino blu, il diavolo protagonista sarebbe da prendere a pedate dalla prima all’ultima riga, e fa montare un'antipatia nei suoi confronti che attanaglia allo stomaco e fa venir voglia di andare avanti, aspettando che qualcosa gli vada male. Perché gli deve andare male per forza, non può essere lui a vincere. E più si va avanti, più il suo potere cresce e più non si riesce a smettere, in attesa di vederlo precipitare. Peccato che il buono non sia né un cavaliere senza macchia e senza paura, né un fortunello a cui le cose vanno bene non si sa perché: è una via di mezzo, uno “tra color che son sospesi”, un ibrido non meglio definito, uno stucchevole ragazzotto che è l’unico punto debole del “cast”. Difficile tifare per lui, ma lo si fa perché alla fine, sulla piazza, non c’è nessun altro disponibile per stendere Dacon, ma ci sono ben altri personaggi più degni di piantare la bandiera sulla vetta. Il prete dilaniato tra la fede, la sua missione e i sentimenti terreni che poco hanno a che fare con la sua tonaca, per esempio, è luminescente: si spera tanto che sia lui il vero eroe, invece..... Pazienza.
La ragazzina vittima del demone è una sfigata che se la va a cercare, ma per la quale non si può che sentire una certa tenerezza perché non si può essere così ottusi: ma quando mai si apre la finestra a un tizio che, pur bello come il sole, galleggia comunque a mezz’aria?!! Come si fa a non chiedersi come mai vola e perché, senza essersi neanche presentato, comincia a fare sesso sfrenato? Bisogna essere alieni! Stendendo un velo pietoso sulla categoria dei genitori, che ne escono come un esercito di inadeguati al ruolo di adulti, è indimenticabile la figura di Ciriatto, il diavolo servo dall’aspetto suino che è strepitoso anche nel suo essere bestiale e sanguinario. E' di una simpatia fuori dal normale. Sembra uno tra Totò e Peppino, ha delle uscite anche nei momenti drammatici che ti fanno rimpiangere la sua scomparsa dalla scena, che giunge troppo presto.
PUNTO DI FORZA Niente è come sembra: ti pare di avere la situazione in pugno e… colpo di scena, non ci avevi capito niente e lo scenario è cambiato. Ti ricostruisci un’idea e… oplà!!! E’ tutto di nuovo sottosopra. Questo è già di per sé un ottimo motivo per tuffarsi nella lettura di incubi ben documentati. Ciriatto è un personaggio dantesco che fa una brevissima apparizione nella Commedia, Dacon non esiste, ma Dagon sì ed è una divinità antichissima della fertilità (ma anche degli abissi marini) citata pure nella Bibbia e protagonista anche di un racconto di Lovecraft. Il lavoro di ricerca c’è.
PUNTO DEBOLE Trattandosi di un’opera prima, non ci si può aspettare la perfezione. Lo stile è acerbo e alcune parole stridono. Ma la trama è incalzante e ben architettata, così si perdona molto, se non tutto.
Grazie mille Dek!
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