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venerdì 20 dicembre 2013

Un viaggio indimenticabile con un Apprendista riluttante

Lo devo ammettere: mi sono imbattuto in un libro di cui ignoravo l’esistenza, ma che valeva davvero la pena di leggere. Si tratta de L’Apprendista di Gordon Houghton, uscito sotto le insegne di Meridiano Zero. Me lo ha consigliato un amico, sottolineando che, se avevo amato la saga di Morty e di Morte di Terry Pratchett (Presente! Adoro tutto del Mondo Disco, quindi anche le vicende della Triste Mietitrice CHE PARLA IN MAIUSCOLO e del suo allievo riluttante), non potevo esimermi dall’immergermi tra queste pagine, che mi avrebbero dato una visione diversa dello stesso concetto sviluppato, appunto, in Morty l’apprendista. Dietro tanta insistenza, mi sono messo a cercare il volume. E non l’ho trovato, né in libreria né in biblioteca. Allora il bravo ragazzo mi ha prestato il suo, e l’avventura è cominciata, anche con lo stimolo di un allettante accostamento allo stesso Pratchett, a Neil Gaiman e ai Monty Phyton presentato dallo stesso editore nelle sue note. Quella di Houghton è invece un’opera diversa da quella che, magari per ragioni commerciali, viene fatta supporre da chi di dovere. Vive di vita propria, gronda letteralmente di frasi da appuntarsi ovunque perché possono tornare sempre utili (il mio consiglio è di tenere a portata di mano un taccuino con matita, non ci sarà da pentirsene…) e di humour britannico spesso scorretto e maleducato, niente a che vedere con quello soft e simpatico di Sir Terry e certo accostabile a quello dei Monty Python.
Già la trama è di per sé surreale: la Morte ha bisogno di un aiutante, così con una sorte di lotteria sceglie un giovane già passato a miglior vita in maniera violenta, che va a resuscitare e a estrarre dalla tomba. Il giovane zombie avrà una settimana per dimostrare di essere all’altezza del compito, altrimenti potrà decidere di morire nuovamente, scegliendo uno dei metodi di dipartita a cui ha assistito nel corso dei famigerati 7 giorni. A far da contorno a ciò, ci sono tante sfaccettature spesso sorprendenti, come l’aspetto della Mietitrice, che un ometto magro, disilluso, con pochi capelli e che gira per Oxford su una Mini scassata. Non hanno certo un aspetto più leggendario o terrorizzante gli altri 3 Cavalieri dell’Apocalisse, che hanno come base operativa in una palazzina a due piani da cui partono i loro piani di epidemie, guerre, zuffe e quant’altro da scatenare contro il genere umano. Sopra a tutti loro c’è un fantomatico Capo che non si vede mai, ma la cui presenza aleggia costantemente nei discorsi e nelle atmosfere quotidiane.
Il protagonista, tutt’altro che appassionato del suo nuovo lavoro, piano piano ripercorre e ricorda la sua esistenza passata (non sarò così carogna da svelare la causa della sua morte, vale la pensa scoprirla da soli…), sviluppa una nuova passione per la vita e quindi, rendendosi conto di essere un pessimo apprendista, studia in maniera maniacale il modo di aggirare il contratto che ha firmato, che lo porterà di sicuro a tornare definitivamente sotto terra. Il tutto culminerà in una sfida a dir poco cinematografica con il datore di lavoro dall’esito tutt’altro che scontato…
Houghton, con uno stile asciutto e tagliente, mescola momenti divertenti in cui è inevitabile sorridere e altri di riflessione o di apprensione che rendono la lettura davvero intrigante e piacevole. Impossibile sia non divertirsi davanti a una serie di “terminazioni” (così si chiamano i passaggi a miglior vita orchestrati da Morte e dal suo aiutante non-morto) volutamente grottesche ed esagerate, sia non indignarsi per quanto avvenuto in vita al personaggio principale, profondamente segnato da una storia d’amore che corre su binari deviati che ne segnerà il percorso terreno fino alla fine.

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