E' arrivato il giorno atteso da tutti i fan di Stephen King, oggetto addirittura di un conto alla rovescia sui social network che ha aiutato i più impazienti a ingannare l'attesa. E' approdato sugli scaffali Doctor Sleep, il seguito di Shining inizialmente previsto per marzo. La febbre di chi lo aveva letto e il tam tam mediatico che hanno avvolto l'opera, però, hanno aiutato chi di dovere ad accorciare i tempi di oltre un mese.
Ne è valsa la pena, a giudicare dall'entusiasmo che da giorni si registra sui siti, sulla stampa e ovunque ci sia un crogiolo di menti che inneggiano a King. Del resto, a prescindere da qualche colpo a vuoto che anche lui ha accusato nella sua lunga carriera, stiamo parlando di uno scrittore che ha una capacità rara di dare spessore ai propri personaggi, tanto ai protagonisti che a quelli secondari. Figuriamoci se si tratta addirittura di Danny Torrance, sopravvissuto al crollo dell'Overlook Hotel. Lo ritroviamo, anni dopo, cresciuto e diventato il dottor Sonno (doctor Sleep, appunto) in un ospizio per malati terminali dove sfrutta il suo dono, il luccichio (lo Shining). Ha attraversato città e varie fasi dell'alcolismo e dell'abuso di droga, ma finalmente ha un'occasione di riscattare una vita triste e cupa. Di più non mi dilungo, un po' perché ne ho parlato qui, un po' perché, per vari motivi, non ho ancora la mia copia in pugno e dunque non mi sono ancora immerso nella lettura. Da quello che già filtra, però, è che si viene sapere cosa è successo a tutti i personaggi del primo libro, e scoprire il percorso di mamma Wendy appena fuggita dalle nevi dell'orrore è quanto mai stimolante.
King ha confessato di aver desiderato per anni di riallacciare i fili della vicenda di Shining e di essere felicissimo di esserci riuscito, alla fine. Molto bene, a quanto si sente dire.
Non è la prima volta che il Re si cimenta con le avventure di un ragazzo la cui prima storia è finita mentre è ancora nell'infanzia. Lo aveva fatto, insieme a Peter Straub, in occasione della stesura de La casa del buio, sequel de Il Talismano. Così i lettori hanno potuto chiudere il cerchio sulla parabola di Jack Sawyer, che nel frattempo è cresciuto. Questa volta Mr. Stephen è da solo, con il suo genio, le sue paure, i suoi incubi e la sua capacità di incatenare il pubblico alle pagine. Il giro sull'ottovolante ha l'aria di essere meritevole...
Libri pensieri e altre amenità. Siete benvenuti ma ricordatevi di portare le banane al bibliotecario
martedì 28 gennaio 2014
lunedì 27 gennaio 2014
Il Giorno della Memoria: libri per non dimenticare
Oggi è il Giorno della memoria. Impossibile non farsi toccare nell’intimo da una ricorrenza che serve per non dimenticare e non ripetere certe atrocità. Il viaggio ad Aushwitz manca nel curriculum dello scrivente. Quello a Dachau, però, no. Non so se i due campi di concentramento siano paragonabili, ma quello che si vede in Germania, dal cancello che recita “Arbeit macht frei” alle camerate fino alle famigerate docce e ai forni crematori, lascia un segno profondo.
Quasi obbligatorio un giro nella letteratura dedicata agli orrori nazisti, andando a memoria e con la consapevolezza di dimenticare tonnellate di libri sull’argomento.
Primo passo, inevitabilmente, con Se questo è un uomo di Primo Levi (Einaudi). Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, è un classico. Vi si trova un'analisi fondamentale della composizione e della storia del campo di concentramento, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.
Un altro classico è Il diario di Anne Frank, ma qui voglio segnalare invece Sopravvissuta a Auschwitz di Eva Schloss (Newton Compton), ovvero la testimonianza di una ragazza profondamente legata alla stessa Anne. Nel giorno del suo quindicesimo compleanno, Eva viene arrestata dai nazisti ad Amsterdam e deportata ad Auschwitz. La sua sopravvivenza dipende solo dal caso, e in parte dalla ferrea determinazione della madre Fritzi, che lotterà con tutte le sue forze per salvare la figlia. Quando finalmente il campo di concentramento viene liberato dall’Armata Rossa, Eva inizia il lungo cammino per tornare a casa insieme alla madre, e intraprende anche la disperata ricerca del padre e del fratello, entrambi morti. Ad Amsterdam, Eva aveva lasciato i suoi amici, fra cui Anne Frank. Nel 1953 Fritzi, ormai vedova, sposerà Otto Frank, il padre di Anne. La testimonianza di Eva (scritta in collaborazione con Karen Bartlett) è dunque doppiamente sbalorditiva: per la sua esperienza personale di sopravvissuta all’Olocausto e per lo straordinario intreccio del destino, che l’ha unita indissolubilmente a quella ragazzina conosciuta molti anni prima.
A proposito di testimonianze scritte, ecco Il diario di Helga di Helga Weiss (Einaudi), appena uscito e già un caso letterario. E’ il diario redatto dall’autrice quando era una bambina obbligata a portare come spilla una stella gialla, che nel 1938 a Praga non dorme per i bombardamenti e sente continuamente parlare di "trasporti" di famiglie, amici, compagni di scuola. Finché tocca a lei e ai suoi genitori lasciare la casa in cui è cresciuta per Terezin, poi Auschwitz-Birkenau, Freiberg e Mathausen. Per resistere scrive su quaderni rimasti per anni "quasi dimenticati in fondo a un cassetto" come racconta lei stessa, e disegna quello che vede e vive. Superati gli ottant'anni e diventata un'affermata pittrice, ha deciso finalmente di pubblicare. Negli anni è tornata più volte su quelle pagine ma non ha voluto toccare la spontaneità delle impressioni di allora, che raccontano la forza e la lucidità di una bambina capace di trovare le parole per trasformare la memoria in storia.
Vicenda analoga per Il mio diario segreto dell'Olocausto di N. Bannister (Newton Compton). Per quasi cinquant’anni un terribile segreto è rimasto nascosto dentro un baule nella soffitta di una casa del Tennessee: foto, documenti, pagine di diario. E’ il racconto, drammatico e insieme commovente, dell’Orrore visto attraverso gli occhi di una ragazzina che ha sperimentato sulla propria pelle la prigionia, la morte dei propri cari, l’agognata liberazione, e che ha chiuso dentro al suo cuore questa tragica esperienza, senza farne parola con nessuno per molto tempo. Perfino l’uomo che ha sposato ha ignorato per decenni la verità. Fino al giorno in cui, ormai anziana, la Bannister ha finalmente deciso che il mondo doveva conoscere la sua storia. Una testimonianza unica, una voce vera e diretta, una storia di dolore, perdono, amore, perdita e speranza.
Sempre per i tipi della Newton Compton è uscito L'ultimo sopravvissuto di Sam Pivnik, figlio di un sarto ebreo, che nasce a Bedzin in Polonia e trascorre una vita normale fino al primo settembre del 1939, giorno del suo tredicesimo compleanno, quando i nazisti invadono la sua patria e la guerra spazza via in un attimo ogni possibilità di futuro. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa. Sam conosce il ghetto, i divieti imposti dai nazisti, il coprifuoco, gli stenti, il terrore per le strade. Poi, dopo un rastrellamento, tutta la sua famiglia viene deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Strappato alla sua famiglia, che trova la morte nelle camere a gas, Sam subisce terribili soprusi e atrocità, e ogni giorno, alla famigerata Rampa di arrivo dei treni dei deportati, vede compiersi sotto i suoi occhi la più inenarrabile delle tragedie. Sopravvissuto alla crudeltà delle Ss e dei Kapo, ai lavori forzati nella miniera Fürstengrube e alla “marcia della morte” nel rigido inverno polacco, Sam è infine tra i prigionieri sulla nave Cap Arcona, bombardata dalla Royal Air Force perché luogo di esperimenti dei nazisti su donne e bambini da parte delle Ss. Ma ancora una volta, miracolosamente, riesce a salvarsi. Questo libro racchiude una testimonianza unica al mondo: la storia di un uomo che ha attraversato tutti i gironi dell’inferno nazista, ed è sopravvissuto per portare ai posteri la sua testimonianza.
Più poetico, ma non meno drammatico, è Il Bambino con il pigiama a righe dell’autore dublinese John Boyne (Rizzoli). Bruno è un bambino di nove anni, figlio di un comandante delle Ss, completamente all’oscuro della realtà della guerra e di quanto avviene nella Germania nazista. Un giorno incontra un bambino ebreo, Shmuel, chiuso in un luogo circondato da un recinto. Nonostante ci sia una rete a dividerli, giorno dopo giorno tra i due cresce un’amicizia segreta così forte che li porterà a condividere un uguale destino nelle “docce”.
Tornando alle storie vere, decisamente particolare è ciò che viene narrato in Ero il numero 220543 di Denis Avey (Newton Compton). Nel 1944 a Denis Avey, un prigioniero di guerra inglese che durante il giorno è costretto ai lavori forzati insieme ai detenuti ebrei, basta poco per capire quale sia l’orrore che attende quegli uomini, consunti e stravolti, quando la sera fanno rientro al campo. Di Auschwitz. Quello che intuisce è atroce, ma sente di voler vedere con i propri occhi e così, in un gesto che pare folle, decide di scambiare la sua divisa da militare con gli stracci a righe di un ebreo di nome Hans, ed entrare nell’inferno. Da quel momento ha inizio la sua lotta per salvare la propria vita e quella di tanti altri prigionieri ebrei. Una storia scioccante e commovente che, a più di sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, il protagonista ha trovato la forza di raccontare.
Infine, per concludere degnamente questo breve viaggio (mi scuso ancora per tutte le opere che non ho incluso…), lanciamo uno sguardo anche al “dopo”. Ci pensa Il comandante di Auschwitz di Thomas Harding (Newton Compton). Alla fine della seconda guerra mondiale viene creato un pool investigativo per scovare e assicurare alla giustizia internazionale i gerarchi nazisti responsabili delle atrocità dell'Olocausto. Uno dei migliori investigatori del gruppo è Hanns Alexander, ebreo tedesco rifugiatosi in Gran Bretagna per sfuggire alle persecuzioni delle Ss, e in seguito arruolatosi nell’esercito inglese. Il suo nemico numero uno si chiama Rudolph Höss, il terribile comandante di Auschwitz, responsabile del massacro di oltre un milione di persone e freddo esecutore della “soluzione finale” voluta da Hitler. Ma Höss, che dopo la guerra vive sotto falsa identità, è una preda difficile da stanare, e Hanns dovrà giocare d’astuzia e agire con determinazione per riuscire a catturarlo e arrivare così alla resa dei conti finale. Questo volume è stato scritto dal pronipote di Alexander, ignaro dell’avventuroso passato del prozio fino al giorno del suo funerale, nel 2006.
venerdì 24 gennaio 2014
Il demoniaco delirio di Dacon
Lo confesso: sto aspettando l'uscita di Doctor Sleep con impazienza. In un primo momento (vedere qui), il seguito di Shining era previsto a marzo, ma evidentemente i fan di Stephen King non potevano attendere ulteriormente, e allora ecco che per il 28 il volume è atteso sugli scaffali italiani.
Per ingannare l'attesa, allora, mi sono tuffato nelle atmosfere ostiensi di Dacon, infernale opera prima di una giovane e promettente scrittrice, Federica D'Ascani, che aveva già dato alle stampe il suo libro qualche anno fa per i tipi della 0111 Edizioni e che adesso lo ha rilanciato grazie alla Gds. E' uscito anche in ebook e su Amazon viaggia discretamente bene. Insomma, c'erano tutti i presupposti per incuriosire l'orango della Biblioteca, e non è stato tempo perso. Il plot narra le vicende di un diavolo, Dacon, tanto affascinante quanto spietato, che già aveva fatto danni in passato e che torna per peggiorare le cose.
Subito dopo la copertina, ci si imbatte in una vera orgia di cattiveria e di sesso (che di questi tempi va anche di moda...), quest’ultimo raccontato però sempre sul filo del rasoio. Quando si parla di stupri demoniaci e di ammucchiate pseudo-incestuose, è molto facile cadere nel tranello di addentrarsi in descrizioni ginecologiche, pornografiche o quanto meno erotiche, sospirose, accaldanti. Qui non c'è niente di tutto ciò: si intuisce, si capisce, si viene portati fino a un passo dallo strapiombo, ma lo stile non scade mai. Per il resto, i cattivi sono davvero insopportabili, i fessi sono idioti con il bollino blu, il diavolo protagonista sarebbe da prendere a pedate dalla prima all’ultima riga, e fa montare un'antipatia nei suoi confronti che attanaglia allo stomaco e fa venir voglia di andare avanti, aspettando che qualcosa gli vada male. Perché gli deve andare male per forza, non può essere lui a vincere. E più si va avanti, più il suo potere cresce e più non si riesce a smettere, in attesa di vederlo precipitare. Peccato che il buono non sia né un cavaliere senza macchia e senza paura, né un fortunello a cui le cose vanno bene non si sa perché: è una via di mezzo, uno “tra color che son sospesi”, un ibrido non meglio definito, uno stucchevole ragazzotto che è l’unico punto debole del “cast”. Difficile tifare per lui, ma lo si fa perché alla fine, sulla piazza, non c’è nessun altro disponibile per stendere Dacon, ma ci sono ben altri personaggi più degni di piantare la bandiera sulla vetta. Il prete dilaniato tra la fede, la sua missione e i sentimenti terreni che poco hanno a che fare con la sua tonaca, per esempio, è luminescente: si spera tanto che sia lui il vero eroe, invece..... Pazienza.
La ragazzina vittima del demone è una sfigata che se la va a cercare, ma per la quale non si può che sentire una certa tenerezza perché non si può essere così ottusi: ma quando mai si apre la finestra a un tizio che, pur bello come il sole, galleggia comunque a mezz’aria?!! Come si fa a non chiedersi come mai vola e perché, senza essersi neanche presentato, comincia a fare sesso sfrenato? Bisogna essere alieni! Stendendo un velo pietoso sulla categoria dei genitori, che ne escono come un esercito di inadeguati al ruolo di adulti, è indimenticabile la figura di Ciriatto, il diavolo servo dall’aspetto suino che è strepitoso anche nel suo essere bestiale e sanguinario. E' di una simpatia fuori dal normale. Sembra uno tra Totò e Peppino, ha delle uscite anche nei momenti drammatici che ti fanno rimpiangere la sua scomparsa dalla scena, che giunge troppo presto.
PUNTO DI FORZA Niente è come sembra: ti pare di avere la situazione in pugno e… colpo di scena, non ci avevi capito niente e lo scenario è cambiato. Ti ricostruisci un’idea e… oplà!!! E’ tutto di nuovo sottosopra. Questo è già di per sé un ottimo motivo per tuffarsi nella lettura di incubi ben documentati. Ciriatto è un personaggio dantesco che fa una brevissima apparizione nella Commedia, Dacon non esiste, ma Dagon sì ed è una divinità antichissima della fertilità (ma anche degli abissi marini) citata pure nella Bibbia e protagonista anche di un racconto di Lovecraft. Il lavoro di ricerca c’è.
PUNTO DEBOLE Trattandosi di un’opera prima, non ci si può aspettare la perfezione. Lo stile è acerbo e alcune parole stridono. Ma la trama è incalzante e ben architettata, così si perdona molto, se non tutto.
Per ingannare l'attesa, allora, mi sono tuffato nelle atmosfere ostiensi di Dacon, infernale opera prima di una giovane e promettente scrittrice, Federica D'Ascani, che aveva già dato alle stampe il suo libro qualche anno fa per i tipi della 0111 Edizioni e che adesso lo ha rilanciato grazie alla Gds. E' uscito anche in ebook e su Amazon viaggia discretamente bene. Insomma, c'erano tutti i presupposti per incuriosire l'orango della Biblioteca, e non è stato tempo perso. Il plot narra le vicende di un diavolo, Dacon, tanto affascinante quanto spietato, che già aveva fatto danni in passato e che torna per peggiorare le cose.
Subito dopo la copertina, ci si imbatte in una vera orgia di cattiveria e di sesso (che di questi tempi va anche di moda...), quest’ultimo raccontato però sempre sul filo del rasoio. Quando si parla di stupri demoniaci e di ammucchiate pseudo-incestuose, è molto facile cadere nel tranello di addentrarsi in descrizioni ginecologiche, pornografiche o quanto meno erotiche, sospirose, accaldanti. Qui non c'è niente di tutto ciò: si intuisce, si capisce, si viene portati fino a un passo dallo strapiombo, ma lo stile non scade mai. Per il resto, i cattivi sono davvero insopportabili, i fessi sono idioti con il bollino blu, il diavolo protagonista sarebbe da prendere a pedate dalla prima all’ultima riga, e fa montare un'antipatia nei suoi confronti che attanaglia allo stomaco e fa venir voglia di andare avanti, aspettando che qualcosa gli vada male. Perché gli deve andare male per forza, non può essere lui a vincere. E più si va avanti, più il suo potere cresce e più non si riesce a smettere, in attesa di vederlo precipitare. Peccato che il buono non sia né un cavaliere senza macchia e senza paura, né un fortunello a cui le cose vanno bene non si sa perché: è una via di mezzo, uno “tra color che son sospesi”, un ibrido non meglio definito, uno stucchevole ragazzotto che è l’unico punto debole del “cast”. Difficile tifare per lui, ma lo si fa perché alla fine, sulla piazza, non c’è nessun altro disponibile per stendere Dacon, ma ci sono ben altri personaggi più degni di piantare la bandiera sulla vetta. Il prete dilaniato tra la fede, la sua missione e i sentimenti terreni che poco hanno a che fare con la sua tonaca, per esempio, è luminescente: si spera tanto che sia lui il vero eroe, invece..... Pazienza.
La ragazzina vittima del demone è una sfigata che se la va a cercare, ma per la quale non si può che sentire una certa tenerezza perché non si può essere così ottusi: ma quando mai si apre la finestra a un tizio che, pur bello come il sole, galleggia comunque a mezz’aria?!! Come si fa a non chiedersi come mai vola e perché, senza essersi neanche presentato, comincia a fare sesso sfrenato? Bisogna essere alieni! Stendendo un velo pietoso sulla categoria dei genitori, che ne escono come un esercito di inadeguati al ruolo di adulti, è indimenticabile la figura di Ciriatto, il diavolo servo dall’aspetto suino che è strepitoso anche nel suo essere bestiale e sanguinario. E' di una simpatia fuori dal normale. Sembra uno tra Totò e Peppino, ha delle uscite anche nei momenti drammatici che ti fanno rimpiangere la sua scomparsa dalla scena, che giunge troppo presto.
PUNTO DI FORZA Niente è come sembra: ti pare di avere la situazione in pugno e… colpo di scena, non ci avevi capito niente e lo scenario è cambiato. Ti ricostruisci un’idea e… oplà!!! E’ tutto di nuovo sottosopra. Questo è già di per sé un ottimo motivo per tuffarsi nella lettura di incubi ben documentati. Ciriatto è un personaggio dantesco che fa una brevissima apparizione nella Commedia, Dacon non esiste, ma Dagon sì ed è una divinità antichissima della fertilità (ma anche degli abissi marini) citata pure nella Bibbia e protagonista anche di un racconto di Lovecraft. Il lavoro di ricerca c’è.
PUNTO DEBOLE Trattandosi di un’opera prima, non ci si può aspettare la perfezione. Lo stile è acerbo e alcune parole stridono. Ma la trama è incalzante e ben architettata, così si perdona molto, se non tutto.
venerdì 17 gennaio 2014
Battaglia, un vampiro a fumetti
Può anche capitare che un orango mangia-banane che vive tra gli scaffali della biblioteca di Ankh-Morpork ogni tanto, tra tanti libri, si imbatta anche in un fumetto. O ne attenda l'uscita di uno che si è già ritagliato un suo spazio nelle librerie e che ora intende rilanciarsi anche in edicola. E' il caso del prodotto in rampa di lancio dell'Editoriale Cosmo, arrivata nell'ottobre 2012 con l'intenzione di adattare al formato cosiddetto "bonelliano" opere pubblicate originariamente in francese riducendo la dimensione delle grandi tavole e togliendo loro il colore a favore del bianco e nero. In poco più di un anno la risposta del pubblico è stata positiva, e ora i responsabili hanno deciso di tentare con un personaggio cult dell'universo italiano delle nuvole parlanti: il vampiro siciliano Pietro Battaglia. Nato nel 1997 dal talento dello sceneggiatore Roberto Recchioni (attuale curatore di Dylan Dog e creatore della serie a fumetti Orfani per la già citata Sergio Bonelli Editore) e dal disegnatore Leomacs (Tex, Magico Vento), Battaglia, cinico e violento vampiro, racconta uno spaccato della storia italiana, da Caporetto al dopoguerra e arriva per la prima volta in edicola il 22 gennaio con due storie che i cultori hanno già conosciuto, seppur in un formato più "lussuoso". In questa nuova edizione "popolare", però, ci sono tavole inedite che la rendono altrettanto preziosa.
Nella prima, Caporetto, il lettore viene catapultato nella Genova del G8. La polizia carica contro i manifestanti e Pietro Battaglia salva, a modo suo, una ragazza. Un flashback riporta la scena a Caporetto, nel 1916, per far conoscere le origini del vampiro. Sfuggito a un assalto, il protagonista scrive lettere d’amore dal fronte alla sua amata, che si chiama Ninetta. Un giorno, d’improvviso, viene ucciso da un soldato austriaco, ma nel momento in cui incontra la Morte decide di ribellarsi e di riprendere in mano la sua esistenza.
Nella seconda storia, Vota Antonio, le avventure si spostano nella Basilicata del dopoguerra e nella spietata campagna elettorale tra due candidati, un democristiano e un comunista, pronti a tutto pur di far fuori il rispettivo rivale. Una storia che mescola l’umorismo di Don Camillo e Peppone con le atmosfere western di Per un pugno di dollari.
Nella prima, Caporetto, il lettore viene catapultato nella Genova del G8. La polizia carica contro i manifestanti e Pietro Battaglia salva, a modo suo, una ragazza. Un flashback riporta la scena a Caporetto, nel 1916, per far conoscere le origini del vampiro. Sfuggito a un assalto, il protagonista scrive lettere d’amore dal fronte alla sua amata, che si chiama Ninetta. Un giorno, d’improvviso, viene ucciso da un soldato austriaco, ma nel momento in cui incontra la Morte decide di ribellarsi e di riprendere in mano la sua esistenza.
Nella seconda storia, Vota Antonio, le avventure si spostano nella Basilicata del dopoguerra e nella spietata campagna elettorale tra due candidati, un democristiano e un comunista, pronti a tutto pur di far fuori il rispettivo rivale. Una storia che mescola l’umorismo di Don Camillo e Peppone con le atmosfere western di Per un pugno di dollari.
sabato 4 gennaio 2014
Nei classici c'è il rimedio proprio a tutto
Si può curare il cuore spezzato con Emily Brontë e il mal d'amore con Fenoglio, l'arroganza con Jane Austen e il mal di testa con Hemingway, l'impotenza con Il bell'Antonio di Vitaliano Brancati, i reumatismi con il Marcovaldo di Italo Calvino, o invece ci si può concedere un massaggio con Murakami e scoprire il romanzo perfetto per alleviare la solitudine o un forte tonico letterario per rinvigorire lo spirito?
A quanto pare sì. Almeno, questo è ciò che suggeriscono le ricette di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno pubblicato da Sellerio. Si tratta di un libro di medicina molto speciale, un vero e proprio breviario di terapie romanzesche, antibiotici narrativi, medicamenti di carta e inchiostro, ideato e scritto da due argute e coltissime autrici inglesi, Ella Berthoud e Susan Elderkin, e adattato per l'Italia da Fabio Stassi. Se letto nel momento giusto, un romanzo può davvero cambiarci la vita, e questo prontuario è una celebrazione del potere curativo della letteratura di ogni tempo e paese, dai classici ai contemporanei, dai romanzi famosissimi ai libri più rari e di culto, di ogni genere e ambizione.
Queste ricette per l'anima e il corpo, scritte con passione, autorevolezza ed elegante umorismo, propongono un libro e un autore come rimedio di ogni malanno, che si tratti di raffreddore o influenza, di un dito del piede annerito da un calcio maldestro o di un severo caso di malinconia. Le prescrizioni raccontano le vicende e i personaggi di innumerevoli opere, svelano aneddoti, tratteggiano biografie di scrittori illustri e misconosciuti, in un invito ad amare la letteratura che ha la convinzione di poter curare con efficacia ogni acciacco. Non mancano consigli per guarire le idiosincrasie tipiche della lettura, come il sentirsi sopraffatti dal infinito di volumi che opprimono gli amanti delle pagine fruscianti da ogni scaffale e libreria, o il vizio apparentemente insanabile di lasciare un romanzo a metà.
Trattandosi di un tomo da 644 pagine, è difficile pensare di portarselo sempre dietro, tirandolo fuori ogni qualvolta si presenti un caso da risolvere. Ma come una brava enciclopedia medica, può attendere il paziente a casa e curarlo. Ogni tipologia umana ha i propri rimedi per guarire. I bibliofili fanno così...
A quanto pare sì. Almeno, questo è ciò che suggeriscono le ricette di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno pubblicato da Sellerio. Si tratta di un libro di medicina molto speciale, un vero e proprio breviario di terapie romanzesche, antibiotici narrativi, medicamenti di carta e inchiostro, ideato e scritto da due argute e coltissime autrici inglesi, Ella Berthoud e Susan Elderkin, e adattato per l'Italia da Fabio Stassi. Se letto nel momento giusto, un romanzo può davvero cambiarci la vita, e questo prontuario è una celebrazione del potere curativo della letteratura di ogni tempo e paese, dai classici ai contemporanei, dai romanzi famosissimi ai libri più rari e di culto, di ogni genere e ambizione.
Queste ricette per l'anima e il corpo, scritte con passione, autorevolezza ed elegante umorismo, propongono un libro e un autore come rimedio di ogni malanno, che si tratti di raffreddore o influenza, di un dito del piede annerito da un calcio maldestro o di un severo caso di malinconia. Le prescrizioni raccontano le vicende e i personaggi di innumerevoli opere, svelano aneddoti, tratteggiano biografie di scrittori illustri e misconosciuti, in un invito ad amare la letteratura che ha la convinzione di poter curare con efficacia ogni acciacco. Non mancano consigli per guarire le idiosincrasie tipiche della lettura, come il sentirsi sopraffatti dal infinito di volumi che opprimono gli amanti delle pagine fruscianti da ogni scaffale e libreria, o il vizio apparentemente insanabile di lasciare un romanzo a metà.
Trattandosi di un tomo da 644 pagine, è difficile pensare di portarselo sempre dietro, tirandolo fuori ogni qualvolta si presenti un caso da risolvere. Ma come una brava enciclopedia medica, può attendere il paziente a casa e curarlo. Ogni tipologia umana ha i propri rimedi per guarire. I bibliofili fanno così...
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