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martedì 16 settembre 2014

E' il Follett Day, arriva I giorni dell'Eternità


E’ arrivato il giorno, il Follett Day, quello per il quale gli appassionati di Ken Follett hanno messo in piedi un vero e proprio conto alla rovescia. Oggi, infatti, esce in contemporanea mondiale I giorni dell’Eternità, l’ultimo capitolo della Century Trilogy che narra la storia dell’Europa del Novecento accompagnando la vita di cinque famiglie, legate tra loro, provenienti da America, Germania, Russia, Inghilterra e Galles. I primi due volumi, La caduta dei giganti e L’inverno del mondo, erano ambientati ognuno in una delle guerre mondiali e avevano lasciato in sospeso il discorso sull’inizio della guerra fredda tra Occidente e Unione Sovietica. Adesso il cerchio si chiude.
In attesa di mettere le mani sulle oltre 1200 pagine dell’opera, segnaliamo qual è la trama. Dai palazzi del potere alle case della gente comune, le storie dei protagonisti si snodano e si intrecciano nel periodo che va dai primi anni Sessanta fino alla caduta del Muro di Berlino, passando attraverso eventi sociali, politici ed economici tra i più drammatici e significativi del cosiddetto "Secolo breve": le lotte per i diritti civili in America, la crisi dei missili di Cuba, la Guerra fredda, le prime sfide per la conquista dello spazio come simbolo di superiorità tra le due superpotenze, gli omicidi dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King, il Vietnam, lo scandalo del Watergate, ma anche i Beatles e la nascita del rock'n'roll.
Quando Rebecca Hoffmann, insegnante della Germania Est, scopre di essere stata spiata per anni dalla Stasi prende una decisione che avrà pesanti conseguenze sulla sua famiglia. In America, George Jakes, figlio di una coppia mista, rinuncia a una promettente carriera legale per entrare al dipartimento di Giustizia di Robert Kennedy e partecipa alla dura battaglia contro la segregazione razziale. Cameron Dewar, nipote di un senatore del Congresso, non si lascia scappare l'occasione di fare spionaggio per una causa in cui crede fermamente, ma solo per scoprire che il mondo è molto più pericoloso di quanto pensi. Dimka Dvorkin, giovane assistente di Nikita Chruscev, diventa un personaggio di spicco proprio mentre Stati Uniti e Unione Sovietica si ritrovano sull'orlo di una crisi che sembra senza via d'uscita.
I giorni dell'eternità è l'affascinante racconto di un'epoca ricca di svolte la cui eco si fa ancora sentire ai giorni nostri, gli anni della contestazione e dei grandi movimenti di massa, anni in cui la lotta per la supremazia tra blocco sovietico e blocco occidentale, con il pericolo ricorrente di un conflitto nucleare apocalittico, ha influenzato la vita di milioni di persone.

lunedì 28 aprile 2014

Un volto tra la folla: King torna a privilegiare il digitale

Come un Re Mida che trasforma in oro tutto quello che tocca, Stephen King sa di poter fare quello che vuole, tanto il successo arriverà come un treno in perfetto orario. Anche gli esperimenti su come far uscire i suoi lavori fanno parte di tale tendenza. Così, se per Joyland aveva bandito il digitale a favore del cartaceo per restituire fiato alle librerie tradizionali (leggere qui), domani manderà sul mercato italiano un ebook, dunque destinato solo a chi possiede un reader elettronico, composto a 4 mani con Stewart O’Nan. A farlo uscire ci penserà la Sperling & Kupfer, che da giorni ha messo in piedi una campagna pubblicitaria con conto alla rovescia identica a quella che ha accompagnato l’approdo sugli scaffali di Doctor Sleep. Il titolo della fatica del Re (e del suo adepto) è Un volto tra la folla.
La trama? E’ presto detta: Dan Evers, rimasto vedovo di Ellie, trascorre una pigra vecchiaia mangiando cibo riscaldato e guardando il baseball in tv. Finché una sera gli sembra di scorgere un volto famigliare tra la folla in tribuna: è il suo vecchio dentista, che credeva morto. Il giorno dopo, Dan vede sullo schermo il volto del suo ex socio, defunto da tempo. Quando a comparire tra i tifosi è sua moglie Ellie, Dan decide che è venuto il momento di verificare di persona, andando allo stadio di St. Petersburg. Fantasmi nell’universo del “batti e corri” statunitense, si può supporre, ovvero horror come solo lo zio Stephen sa creare mischiato a quanto di più americano possa esistere insieme alla torta di mele. L’operazione, sulla carta, sembra intrigante, ma del resto qualsiasi cosa partorita da King vale la pena di essere sfogliata. Anche se alla fine non dovesse piacere (e a me è capitata anche tale esperienza), un giro sulla giostra merita a prescindere.
Resta solo un punto interrogativo: chi è Stewart O'Nan, che lo affianca in questa avventura? In Italia è un autore inedito, quindi è complicato stilarne un giudizio, ma negli States è reputato uno dei migliori giovani talenti dei generi horror e thriller, quindi non resta che fidarsi. Tanto, a breve, i suoi libri arriveranno sulla scia del successo annunciato di un volto tra la folla. Siamo pronti a scommetterci?

sabato 5 aprile 2014

Buon compleanno, Carrie

Oggi è una data da segnare con il circoletto rosso sul calendario. Il 5 aprile 1974, infatti, vide la luce per la prima volta Carrie, l’opera di un insegnante 26enne che arrotondava lavorando in una lavanderia. Quell’uomo era Stephen King. Un nome una garanzia, inutile dilungarsi troppo. La sua carriera decollò proprio da quell’opera che, per usare le parole di Ramsey Campbell, “ha stravolto il genere horror come una bomba”.
Il libro sta vivendo un periodo di ennesima giovinezza grazie al film, uscito l’anno scorso, con Chloë Grace Moretz nei panni che furono di Sissy Spacek nel 1976, ma in realtà non ha mai smesso di vendere e di destare interesse. Per questo, visto che oggi è in qualche modo il suo compleanno, andiamo a rileggere cosa ha raccontato lo stesso King sulla sua genesi nel saggio On writing.
“Mentre frequentava l'università, mio fratello Dave lavorava d'estate come portiere alla Brunswick High School, la sua alma mater. Un'estate, per qualche tempo, ci lavorai anch'io. ... Dovevo avere diciannove o vent'anni. Fui messo in coppia con un certo Harry, che indossava una tuta verde, aveva una grossa catena portachiavi, e camminava zoppicando. .... Un giorno dovevamo togliere le macchie di ruggine dalle pareti delle docce delle ragazze. Contemplai lo spogliatoio con l'interesse di un giovane islamico che per qualche ragione si ritrovi nell'alloggio riservato alle donne. Era uguale allo spogliatoio dei maschi, ma anche completamente diverso. Non c'erano orinali, naturalmente, mentre, fissate alle pareti piastrellate, c'erano due cassette di metallo in più, senza scritte e delle dimensioni sbagliate perché potessero essere per le salviette di carta. Chiesi che cosa contenessero. «Tappapassere», rispose Harry. «Per quei certi giorni del mese.»
Notai anche che i box delle docce, a differenza di quelli dello spogliatoio maschile, erano dotati di tende di plastica rosa. Loro potevano lavarsi in intimità. .... L'episodio mi riaffiorò alla mente un giorno mentre lavoravo in lavanderia e cominciai a visualizzare la scena d'apertura di un racconto: ragazze che fanno la doccia in uno spogliatoio dove non ci sono tende di plastica rosa e non c'è privacy. E una di loro comincia in quel momento il suo ciclo mestruale. Solo che non sa di che cosa si tratta e le altre ragazze, disgustate, orripilate, divertite, cominciano a bombardarla di assorbenti. ... La ragazza comincia a strillare. Tutto quel sangue! Crede di essere sul punto di morire e che tutte le altre ragazze la stanno prendendo in giro mentre lei sta spirando dissanguata... reagisce... contrattacca... ma come? Qualche anno prima, sulla rivista Life avevo letto un articolo in cui si ipotizzava che almeno alcuni casi di fenomeni ritenuti di poltergeist potessero invece dipendere dalla telecinesi, la capacità cioè di spostare oggetti con la sola forza del pensiero. C'erano elementi che sembravano indicare la possibile presenza di questa capacità nei giovani, spiegava l'articolo, specialmente ragazze nella prima adolescenza, intorno all'epoca del loro primo...
Bang! Due fatti separati, la crudeltà adolescenziale e la telecinesi, erano entrati in contatto e mi avevano dato un'idea. Non per questo abbandonai la mia postazione alla Washex n° 2, né mi misi a correre per la lavanderia agitando le braccia e gridando: «Eureka!» Avevo avuto molte altre idee altrettanto buone e alcune anche migliori. .... La storia rimase per un po' al calduccio, a incubare in quel limbo che non è coscienza, ma non è nemmeno totale inconsapevolezza. Prima che mi mettessi a tavolino una sera per fare un tentativo, avevo iniziato la mia carriera di insegnante.
Compilai tre pagine a spaziatura singola, poi le accartocciai disgustato e le gettai via. Avevo quattro problemi con ciò che avevo scritto. Il primo e meno importante era il fatto che la storia non mi toccava sul piano emotivo. Il secondo e un po' più importante era il fatto che non mi piaceva molto la protagonista. Carrie White era ottusa e passiva, una vittima predestinata. ... Il terzo problema, più importante ancora, era il disagio in cui mi sentivo nei confronti dell'ambientazione e di un cast tutto femminile. Ero atterrato sul Pianeta Donna e una sola puntata nello spogliatoio femminile nella Brunswick High di qualche anno prima non mi bastava per navigarci con disinvoltura. A me scrivere riesce sempre al meglio quando è un fatto intimo, sensuale come pelle sulla pelle. Con Carrie avevo la sensazione di aver addosso una muta di gomma che non potevo sfilarmi. Il quarto e più importante di tutti fu rendermi conto che la storia non avrebbe potuto funzionare se non fosse stata adeguatamente lunga.. Non mi ci vedevo a sprecare due settimane, forse persino un mese, per scrivere una novella che non mi piaceva e che non sarei stato in grado di vendere. Così la buttai via.
La sera dopo, tornato a casa da scuola, trovai Tabby con le pagine che avevo scartato. Le aveva viste mentre svuotava il mio cestino, aveva ripulito i cartocci dalla cenere delle sigarette, li aveva lisciati e letti. Voleva che andassi avanti, disse. Voleva sapere come andava a finire. Le risposi che non sapevo un bel ... niente di studentesse di liceo. Lei mi disse che mi avrebbe dato una mano. Aveva abbassato il mento e sorrideva in quel modo così accattivante. «Questa l'hai centrata», disse. «Lo dico sul serio.»"
E così, grazie alla lungimiranza della signora Tabitha Jane Spruce in King, scrittrice e fotografa appassionata di opere filantropiche, Carrie la pazza ha concluso il suo cammino ed è arrivata fino a noi pur non essendo simpatica al suo autore. Per fortuna…

mercoledì 26 marzo 2014

Rebecca e il suo Inferno da vivere senza pause


Lo confesso: ho ricevuto un regalo insperato dalla mia amica Federica D’Ascani, autrice italiana conosciuta qualche anno fa in altri Regni e in altre situazioni e che, dopo un periodo di silenzio, ha ripreso in mano la sua voglia di scrivere, ha fatto irruzione nella biblioteca e mi ha consegnato una sua opera all’epoca ancora inedita, alla ricerca di un editore che ci credesse. Un bel privilegio e un onore che denota fiducia.
Per questo ho accantonato l’idea di impugnare Doctor Sleep di Stephen King, mi sono procurato un casco di banane per non rimanere sprovvisto di energie e ho dato il via all’impresa. Che, lo dico subito, è stata più ardua e sofferta di quanto mi aspettassi all’inizio. Il documento word che mi è arrivato via mail non era neanche troppo lungo, pensavo di cavarmela in una settimana al massimo… invece ci ho messo oltre un mese a raggiungere l’ultima pagina, con sofferenza e voglia di mollare tutto a più riprese. Nel frattempo, però, la crisalide è diventata farfalla e ha trovato chi, dopo qualche rifiuto, le ha dato fiducia e l’ha mandata sia in stampa che in digitale. Protagonista di tanta premessa è L’Inferno di Rebecca (Damster Edizioni), che tra l’altro partecipa all'Eroxè Context 2014 per il miglior romanzo erotico e che, in formato ebook, è adesso a disposizione nei maggiori store on line, compreso ITunes.
Per la trama mi affido a chi ne ha già redatto la sinossi: “Rebecca è stata ricoverata in una clinica per malattie mentali. Accusa: tentato omicidio; se colposo lo stabilirà il dottor Porte. Il fatto certo è che la ragazza, per molti versi, è davvero inquietante. Che sia affetta da una sorta di doppia personalità? E la sua vittima, Stefano, potrebbe rivelarsi, invece, un carnefice efferato e privo di sentimenti, se non quelli dettati dalle sue fantasie erotiche più sfrenate? Fino a dove può condurre la violenza, nella sua accezione più generale? Dove termina la paura e inizia la pazzia? Viaggiando nei meandri di un mondo torbido, fatto di sesso, perversioni e venerazioni a dei pagani, Rebecca svelerà i suoi misteri, rivelando quanto di malato può annidarsi nella mente di una persona apparentemente normale. O apparentemente pazza”.
Detto questo, mi permetto di esprimere un mio giudizio, doveroso visto il trattamento di favore che mi è stato riservato in questa occasione. Conoscevo Federica come autrice horror con una spiccata propensione verso il diavolo e il satanico, come testimoniato dalla sua prima opera, Dacon, di cui ho parlato qui. Il tema si ritrova, come anche certi nomi della sua precedente fatica che danno un’impressione di collegamento tra le due storie che probabilmente non c’è, ma che aleggia in sottofondo. E’ con queste attese che ho intrapreso la lettura, e mi sono immediatamente sentito spiazzato perché non ho trovato niente di conosciuto per oltre tre quarti della narrazione. La violenza e il sesso sfrenato erano presenti anche in Dacon, ma qui sono un vero tsunami, piovono da ogni parte in maniera prepotente, come una scarica di pugni da cui è difficile difendersi perché colpiscono ovunque. Il campionario è completo: prevaricazione, stupro, sodomia, omosessualità a pagamento, incesto, e poi a fare da contraltare anche l’amore con sentimenti veri e puri. A volte le descrizioni sono così crude che fanno venire il nodo allo stomaco e il ronzio in testa, tanto che la mia resistenza da bibliotecario orango è crollata e ho dovuto abbandonare, con l’intenzione di non ripartire. Ma poi la curiosità di scoprire come va a finire è stata più forte, e sono tornato alle pagine che mi attendevano. Non mi dilungherò sulla trama, ma sulle sensazioni che l’Inferno scatena. Certe situazioni sono tratteggiate in maniera così precisa e dettagliata che viene il sospetto che possano essere frutto di esperienza diretta dell’autrice, che ne sa troppo per poterlo aver solo immaginato. Chi la conosce almeno un po’ dal punto di vista personale (come nel mio caso) non arriva a pensare che ci sia passata personalmente, ma l’idea preponderante è che ci sia qualcuno nella sua cerchia che ha sperimentato certe aberrazioni sulla propria pelle e che Federica ne abbia assorbito ogni stilla di esperienza per poi trasferirla nel libro. Ti aspetti l’opera horror, ti trovi un sabbah infernale di sessualità malata, di cattiveria, di inclinazioni che dovrebbero essere messe al bando. Nel finale, si torna ai noti lidi demoniaci, ed è quasi un sollievo, anche se le battute conclusive, che ribaltano molto di quello che si è letto fino a quel momento, stridono con l’atmosfera e, con l’introduzione di subdole divinità pagane, forniscono perfino brandelli di giustificazione a chi ha compiuto le peggiori porcherie e si è guadagnato il disprezzo del lettore riga dopo riga. La chiusura è il vero punto debole, suona un po’ affrettata e sembra messa lì perché il diavolo e la sua corte dovevano balzare sul palcoscenico a tutti i costi. E’ vero che non se ne poteva fare a meno, perché c’erano dei fili da tirare, annodare e tagliare prima della parola “fine”, ma sinceramente il tutto poteva accadere in maniera meno roboante, carnevalesca e, soprattutto, irreale. E’ una baracconata da circo al termine di un percorso tremendamente e tristemente veritiero, visto che è tema attuale e non marziano l’esistenza della prevaricazione sessuale come arma di potere che può spezzare vite, famiglie ed equilibri della psiche.
In definitiva: per le forti sensazioni che procura e per i brividi,  L’Inferno di Rebecca deve essere letto. A tutti i costi. Perché la violenza sulle donne esiste, e non di rado sfocia nella morte intellettuale o, peggio ancora, fisica della vittima. "Femminicidio" è un termine tristemente entrato nell'uso comune, ormai. Allora inutile nascondersi sotto la coperta, meglio addentrarsi nel labirinto insieme a chi ha avuto il coraggio di occuparsene, anche se lo ha fatto con parole e situazioni che sembrano rasoiate. Ma l’equipaggiamento per la scalata è scarno quanto fondamentale: servono stomaco forte e la voglia incrollabile di finirlo tutto d’un fiato, meglio se in un giorno solo (o una notte, a seconda dei gusti). Perché se si cede alla tentazione di abbandonare il vortice per recuperare energie, potrebbe poi mancare il coraggio di riallacciare.

giovedì 13 marzo 2014

Il figlio del cimitero, ovvero il libro della jungla tra le tombe

Ho letto quasi per scommessa Il figlio del cimitero di Neil Gaiman per "disintossicarmi" dalle tensioni di un'opera di cui prometto di parlare a breve, appena avrò tempo di scrivere esattamente quello che ho provato sfogliandola. Di questo autore avevo già letto Coraline, e sinceramente come come libro l'avevo trovato un po' sopravvalutato, ma quando un amico mi ha messo in mano questo Oscar Mondadori, mi sono tuffato nell'impresa e l'ho divorato in un giorno. Che dire? Un po' Tim Burton e un po' Libro della jungla, l'ho adorato.
A grandi linee, è una storia di fantasmi, di misteri, di viaggi ultraterreni, di magia, con un spruzzo di horror e molta poesia spalmata a schiaffi e a crudo. Bod Owens è l'unico sopravvissuto al massacro della sua famiglia e vive in un cimitero, allevato dagli spiriti di chi non c'è più. Con il passare delle stagioni, però, lo spazio chiuso dai recinti e fatto di lapidi e tombe diventa stretto, così cresce il desiderio di andare a conoscere il mondo reale, a costo di rischiare la vita, visto che il killer che gli ha cambiato il corso dell'esistenza è ancora in giro e lo sta cercando. Sui fili di questo canovaccio, si inseriscono avventure straordinarie, da vivere con il batticuore o con un fazzoletto a portata di mano. Il viaggio del protagonista dalla fanciullezza all'adolescenza procede grazie a compagni indimenticabili (uno su tutti: Silas. Per conoscerlo non resta che leggere il libro, non c'è da pentirsene), ma anche attraverso lo sviluppo di abilità negate ai comuni mortali, come la dissolvenza. E' così che il nostro eroe arriverà al giorno in cui potrà affrontare il suo eterno nemico.
Alla fine dell'ultima riga resta un senso di frustrazione e di incompiuto che quasi toglie il fiato. Manca ancora tanto da spiegare, da sviscerare, da chiarire. E poi l' "espulsione" di Bod verso il "fuori" è troppo improvvisa, violenta, per certi versi imprevista. C'è la voglia di leggere altre 100 pagine, e magari non basterebbero. Gaiman è maledettamente dark e coinvolgente, tanto che per Il figlio del cimitero è riduttivo parlare di favola per bambini. Lo consiglio senz'altro, è un viaggio nelle tenebre da fare.

venerdì 28 febbraio 2014

Un eroe in fuga per dare una lezione ai nazisti


Si è parlato tanto di Olocausto e di libri per non dimenticare l'orrore nazista. Al fianco di tale filone si può individuare quello relativo alle tragedie della guerra, qualunque essa sia, e qui si inserisce Un eroe in fuga di Simon Pearson, fatto uscire da Newton Compton. E' la biografia del leggendarioufficiale della Royal air force Roger Bushell, che nel maggio del 1940 viene colpito mentre è in ricognizione con il suo Spitfire sopra i cieli di Boulogne, nella Francia occupata dai tedeschi. Fatto prigioniero,tenterà per tre volte di scappare dai suoi nemici. La prima volta riuscirà ad arrivare a poche centinaia di metri dal confine svizzero. Nella seconda occasione giungerà fino a Praga, dove si unirà alla Resistenza ceca per otto mesi, prima di essere nuovamente catturato dai tedeschi. La terza è la famosissima evasione dal campo di prigionia dello Stalag Luft III, immortalata sul grande schermo nel film di John Sturges, La grande fuga. Catturato dopo qualche giorno, Bushell verrà fucilato su esplicito ordine di Adolf Hitler il 29 marzo 1944.
Grazie alla sua straordinaria impresa, però, l’eroe della Raf impartirà una lezione memorabile alla Germania nazista, passando alla storia e conquistando un posto indelebile nell’immaginario collettivo mondiale. Si è saputo pochissimo su di lui, fino a quando la sua famiglia non ha donato le sue carte private, un tesoro fatto di lettere, fotografie e diari. Attraverso l’accesso esclusivo a questo materiale è venuto fuori questo libro.

venerdì 21 febbraio 2014

Nazi-giapponesi contro il Diario di Anna Frank

La stupidità umana non ha davvero mai limite.
Copie de Il diario di Anna Frank e altri 264 libri che parlano della giovane vittima dell’Olocausto sono stati danneggiati dalla fine di gennaio in 31 biblioteche pubbliche di Tokyo, in Giappone. Decine di  pagine sono infatti state strappate dai volumi, per motivi ancora oscuri. La polizia sta indagando, mentre il personale di una delle biblioteche spiega che i libri danneggiati potrebbero essere stati trovati usando le parole chiave "Anna Frank" nel  database online dell’istituto. Almeno una delle biblioteche ha deciso di tenere dietro il banco principale i libri in qualche modo correlati alla giovane autrice, uccisa dai nazisti nella Seconda guerra mondiale.
Anna Frank scrisse il proprio diario  mentre si nascondeva dai tedeschi e morì a 15 anni in un campo di concentramento, dopo che la sua famiglia fu tradita. Il suo resoconto dei giorni passati nel nascondiglio è diventato il più letto documento sull’Olocausto.

venerdì 14 febbraio 2014

L'ho uccisa io: il lato bestiale dell'uomo

È passato un anno esatto da quando il 14 febbraio 2013 il campione paraolimpico Oscar Pistorius uccise la sua fidanzata Reeva Steenkamp. Era il giorno di San Valentino, celebrato come festa degli innamorati. Quell’amore del campione per la sua donna era pieno di possessività e gelosia morbosa ed era diventato un male oscuro che chiama violenza e reclama vendetta, come purtroppo sempre più spesso succede quando la donna non subisce più la sudditanza da un uomo e si ribella a un amore molesto. Il 19 ottobre 2012, per fare un altro esempio, Carmela Petrucci nel difendere la sorella dalla furia del fidanzato, muore per le coltellate ricevute. E ancora, appena pochi giorni fa, il 3 febbraio 2014, Chiara, ragazza di 19 anni, viene pestata a sangue dal suo fidanzato e finisce in coma. Ci sono poi le storie che non hanno un nome e quelle che ogni giorno sono denunciate nei centri antiviolenza. Con lo stesso copione: donne vittime di violenza e uomini che le maltrattano in quanto donne.
Ma chi è l’uomo che commette questi delitti, maltratta, violenta, uccide? Per rispondere a queste domande lo psicologo e psicoterapeuta Luciano Di Gregorio ha dato alle stampe L’ho uccisa io. Psicologia della violenza maschile e analisi del femminicidio (Primamedia editore). Ne parliamo proprio oggi, nel giorno di San Valentino, perché quest’anno è stato proclamato anche giornata di mobilitazione contro la violenza sulle donne con flash mob in molte piazze italiane. Il volume affronta proprio quest’ultimo tema e analizza le relazioni con uomini che diventano carnefici in funzione di trasformazioni personali della donna che non sono accettate dal maschio. 192 pagine in cui Di Gregorio seziona le violenze, quelle che hanno catalizzato l’attenzione dei media e quelle raccontate ogni giorno dalle vittime nei centri antiviolenza, utilizzando i concetti freudiani di angoscia di castrazione, di pulsione di crudeltà e quelli di oggetto d’uso che derivano dalla moderna psicoanalisi, tracciando alcuni profili psicologici del maschio di oggi e individuando molti dei fattori scatenanti che ne determinano le esplosioni violente. Uomini che non sono solo e sempre mostri, spesso sono stati mariti affettuosi e premurosi, padri esemplari, compagni di vita gratificanti, ma che di fronte a un rifiuto, a una separazione possono trasformarsi in criminali senza scrupoli.

lunedì 3 febbraio 2014

Hermione doveva sposare Harry: parola della Rowling


L’autrice della saga Harry Potter, J.K. Rowling, ha avuto un ripensamento sul finale della storia, in cui Hermione Granger sceglie di sposarsi con Ron Weasley
In un’intervista  rilasciata al magazine Wonderland e riportata dal Sunday Times, la scrittrice lascia dunque intendere che forse la streghetta avrebbe dovuto scegliere il maghetto Harry e spiega di avere scelto “l’altro” per motivi personali che nulla hanno a che  fare con la saga: “Ho scritto della relazione fra Hermione e Ron come se fosse un auspicio di realizzazione. In realtà volevo attenermi al plot come lo avevo immaginato in origine. Mi dispiace, mi rendo conto che i fan adesso potrebbero essere furiosi. Ma sono del tutto onesta nell’ammettere il mio errore ora che la distanza temporale dalla fine della saga mi ha dato una prospettiva più obiettiva. Ripeto, è stata una scelta dettata da questioni personali e non di credibilità”. La stessa Rowling ammette che i continui litigi tra i due nel corso dei 7 libri fa supporre che, come marito e moglie, avranno bisogno di una consulenza di coppia.
Nella stessa intervista si riportano le parole di Emma Watson, l’attrice che ha interpretato Hermione sul grande schermo, che esprime dubbi sulla possibilità che il suo personaggio riesca a portare avanti la storia con Ron, visto che quest’ultimo potrebbe non essere in grado di renderla felice.

sabato 1 febbraio 2014

Scritto nel vento: quando la verità può spezzare l'amicizia

E’ da pochissimi giorni in libreria Scritto nel vento di Beatriz Williams, che è stato definito dal Library Journal “brillante, romantico e scritto in maniera magistrale da un'autrice che ha saputo superare se stessa”. Insomma, le premesse dicono che il nuovo libro della scrittrice di Le parole del nostro destino, edito in Italia da Editrice Nord, sarà un bestseller annunciato per chi ama il genere rosa.
Ambientato in due momenti temporali diversi, nel 1931 a New York e nel 1938 a Rhode Island, il romanzo ha come protagoniste Budgie e Lily, due care amiche. Budgie era sempre stata convinta che fra loro non ci fossero segreti, ma ora deve ricredersi: Lily - la sua migliore amica, la sua confidente, il modello che lei ha sempre ammirato e seguito - le ha tenuto nascosto di avere una relazione con Nick Greenwald. Una relazione impossibile, perché Nick è il rampollo di una famiglia di origini ebraiche e i genitori della ragazza non approverebbero mai la loro unione.
Otto anni dopo, le cose sono molto cambiate. In quello che doveva essere un momento di gioia, Lily, col cuore colmo di tristezza, varca la soglia della sua villa di Seaview. Il motivo è che, nella casa accanto, si sono appena stabiliti Nick e Budgie Greenwald, di ritorno dalla luna di miele. Sono sette anni che Lily non vede né lui né la sua ex migliore amica, anni in cui ha cercato di dimenticare il tradimento, la delusione, il dolore. Adesso però Lily non ha scelta: deve affrontare la persona che, in un istante, le ha distrutto la vita. E, mentre la comunità di Seaview si prepara ad affrontare l’arrivo di un uragano, tra pettegolezzi malevoli, colpe inconfessabili e rivelazioni sconcertanti, Lily scoprirà che quello tra Nick e Budgie non è affatto un matrimonio felice. Perché le ragioni che hanno spinto Nick a sposarsi sono ben diverse da quelle che lei aveva immaginato. Riusciranno Lily, Budgie e Nick a resistere alla furia del vento e della verità?

martedì 28 gennaio 2014

E' il gran giorno di Doctor Sleep: torna a brillare il luccichio...

E' arrivato il giorno atteso da tutti i fan di Stephen King, oggetto addirittura di un conto alla rovescia sui social network che ha aiutato i più impazienti a ingannare l'attesa. E' approdato sugli scaffali Doctor Sleep, il seguito di Shining inizialmente previsto per marzo. La febbre di chi lo aveva letto e il tam tam mediatico che hanno avvolto l'opera, però, hanno aiutato chi di dovere ad accorciare i tempi di oltre un mese.
Ne è valsa la pena, a giudicare dall'entusiasmo che da giorni si registra sui siti, sulla stampa e ovunque ci sia un crogiolo di menti che inneggiano a King. Del resto, a prescindere da qualche colpo a vuoto che anche lui ha accusato nella sua lunga carriera, stiamo parlando di uno scrittore che ha una capacità rara di dare spessore ai propri personaggi, tanto ai protagonisti che a quelli secondari. Figuriamoci se si tratta addirittura di Danny Torrance, sopravvissuto al crollo dell'Overlook Hotel. Lo ritroviamo, anni dopo, cresciuto e diventato il dottor Sonno (doctor Sleep, appunto) in un ospizio per malati terminali dove sfrutta il suo dono, il luccichio (lo Shining). Ha attraversato città e varie fasi dell'alcolismo e dell'abuso di droga, ma finalmente ha un'occasione di riscattare una vita triste e cupa. Di più non mi dilungo, un po' perché ne ho parlato qui, un po' perché, per vari motivi, non ho ancora la mia copia in pugno e dunque non mi sono ancora immerso nella lettura. Da quello che già filtra, però, è che si viene sapere cosa è successo a tutti i personaggi del primo libro, e scoprire il percorso di mamma Wendy appena fuggita dalle nevi dell'orrore è quanto mai stimolante.
King ha confessato di aver desiderato per anni di riallacciare i fili della vicenda di Shining e di essere felicissimo di esserci riuscito, alla fine. Molto bene, a quanto si sente dire.
Non è la prima volta che il Re si cimenta con le avventure di un ragazzo la cui prima storia è finita mentre è ancora nell'infanzia. Lo aveva fatto, insieme a Peter Straub, in occasione della stesura de La casa del buio, sequel de Il Talismano. Così i lettori hanno potuto chiudere il cerchio sulla parabola di Jack Sawyer, che nel frattempo è cresciuto. Questa volta Mr. Stephen è da solo, con il suo genio, le sue paure, i suoi incubi e la sua capacità di incatenare il pubblico alle pagine. Il giro sull'ottovolante ha l'aria di essere meritevole...

lunedì 27 gennaio 2014

Il Giorno della Memoria: libri per non dimenticare


Oggi è il Giorno della memoria. Impossibile non farsi toccare nell’intimo da una ricorrenza che serve per non dimenticare e non ripetere certe atrocità. Il viaggio ad Aushwitz manca nel curriculum dello scrivente. Quello a Dachau, però, no. Non so se i due campi di concentramento siano paragonabili, ma quello che si vede in Germania, dal cancello che recita “Arbeit macht frei” alle camerate fino alle famigerate docce e ai forni crematori, lascia un segno profondo.
Quasi obbligatorio un giro nella letteratura dedicata agli orrori nazisti, andando a memoria e con la consapevolezza di dimenticare tonnellate di libri sull’argomento.
Primo passo, inevitabilmente, con Se questo è un uomo  di Primo Levi (Einaudi). Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, è un classico. Vi si trova un'analisi fondamentale della composizione e della storia del campo di concentramento, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.
Un altro classico è Il diario di Anne Frank,  ma qui voglio segnalare invece Sopravvissuta a Auschwitz  di Eva Schloss (Newton Compton), ovvero la testimonianza di una ragazza profondamente legata alla stessa Anne. Nel giorno del suo quindicesimo compleanno, Eva viene arrestata dai nazisti ad Amsterdam e deportata ad Auschwitz. La sua sopravvivenza dipende solo dal caso, e in parte dalla ferrea determinazione della madre Fritzi, che lotterà con tutte le sue forze per salvare la figlia. Quando finalmente il campo di concentramento viene liberato dall’Armata Rossa, Eva inizia il lungo cammino per tornare a casa insieme alla madre, e intraprende anche la disperata ricerca del padre e del fratello, entrambi morti. Ad Amsterdam, Eva aveva lasciato i suoi amici, fra cui Anne Frank. Nel 1953 Fritzi, ormai vedova, sposerà Otto Frank, il padre di Anne. La testimonianza di Eva (scritta in collaborazione con Karen Bartlett) è dunque doppiamente sbalorditiva: per la sua esperienza personale di sopravvissuta all’Olocausto e per lo straordinario intreccio del destino, che l’ha unita indissolubilmente a quella ragazzina conosciuta molti anni prima.
A proposito di testimonianze scritte, ecco Il diario di Helga  di Helga Weiss (Einaudi), appena uscito e già un caso letterario. E’ il diario redatto dall’autrice quando era una bambina obbligata a portare come spilla una stella gialla, che nel 1938 a Praga non dorme per i bombardamenti e sente continuamente parlare di "trasporti" di famiglie, amici, compagni di scuola. Finché tocca a lei e ai suoi genitori lasciare la casa in cui è cresciuta per Terezin, poi Auschwitz-Birkenau, Freiberg e Mathausen. Per resistere scrive su quaderni rimasti per anni "quasi dimenticati in fondo a un cassetto" come racconta lei stessa, e disegna quello che vede e vive. Superati gli ottant'anni e diventata un'affermata pittrice, ha deciso finalmente di pubblicare. Negli anni è tornata più volte su quelle pagine ma non ha voluto toccare la spontaneità delle impressioni di allora, che raccontano la forza e la lucidità di una bambina capace di trovare le parole per trasformare la memoria in storia.
Vicenda analoga per Il mio diario segreto dell'Olocausto  di N. Bannister (Newton Compton). Per quasi cinquant’anni un terribile segreto è rimasto nascosto dentro un baule nella soffitta di una casa del Tennessee: foto, documenti, pagine di diario. E’ il racconto, drammatico e insieme commovente, dell’Orrore visto attraverso gli occhi di una ragazzina che ha sperimentato sulla propria pelle la prigionia, la morte dei propri cari, l’agognata liberazione, e che ha chiuso dentro al suo cuore questa tragica esperienza, senza farne parola con nessuno per molto tempo. Perfino l’uomo che ha sposato ha ignorato per decenni la verità. Fino al giorno in cui, ormai anziana, la Bannister ha finalmente deciso che il mondo doveva conoscere la sua storia. Una testimonianza unica, una voce vera e diretta, una storia di dolore, perdono, amore, perdita e speranza.
Sempre per i tipi della Newton Compton è uscito L'ultimo sopravvissuto  di Sam Pivnik, figlio di un sarto ebreo, che nasce a Bedzin in Polonia e trascorre una vita normale fino al primo settembre del 1939, giorno del suo tredicesimo compleanno, quando i nazisti invadono la sua patria e la guerra spazza via in un attimo ogni possibilità di futuro. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa. Sam conosce il ghetto, i divieti imposti dai nazisti, il coprifuoco, gli stenti, il terrore per le strade. Poi, dopo un rastrellamento, tutta la sua famiglia viene deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Strappato alla sua famiglia, che trova la morte nelle camere a gas, Sam subisce terribili soprusi e atrocità, e ogni giorno, alla famigerata Rampa di arrivo dei treni dei deportati, vede compiersi sotto i suoi occhi la più inenarrabile delle tragedie. Sopravvissuto alla crudeltà delle Ss e dei Kapo, ai lavori forzati nella miniera Fürstengrube e alla “marcia della morte” nel rigido inverno polacco, Sam è infine tra i prigionieri sulla nave Cap Arcona, bombardata dalla Royal Air Force perché luogo di esperimenti dei nazisti su donne e bambini da parte delle Ss. Ma ancora una volta, miracolosamente, riesce a salvarsi. Questo libro racchiude una testimonianza unica al mondo: la storia di un uomo che ha attraversato tutti i gironi dell’inferno nazista, ed è sopravvissuto per portare ai posteri la sua testimonianza.
Più poetico, ma non meno drammatico, è Il Bambino con il pigiama a righe  dell’autore dublinese John Boyne (Rizzoli). Bruno è un bambino di nove anni, figlio di un comandante delle Ss, completamente all’oscuro della realtà della guerra e di quanto avviene nella Germania nazista. Un giorno incontra un bambino ebreo, Shmuel, chiuso in un luogo circondato da un recinto. Nonostante ci sia una rete a dividerli, giorno dopo giorno tra i due cresce un’amicizia segreta così forte che li porterà a condividere un uguale destino nelle “docce”.
Tornando alle storie vere, decisamente particolare è ciò che viene  narrato in Ero il numero 220543  di Denis Avey (Newton Compton). Nel 1944 a Denis Avey, un prigioniero di guerra inglese che durante il giorno è costretto ai lavori forzati insieme ai detenuti ebrei, basta poco per capire quale sia l’orrore che attende quegli uomini, consunti e stravolti, quando la sera fanno rientro al campo. Di Auschwitz. Quello che intuisce è atroce, ma sente di voler vedere con i propri occhi e così, in un gesto che pare folle, decide di scambiare la sua divisa da militare con gli stracci a righe di un ebreo di nome Hans, ed entrare nell’inferno. Da quel momento ha inizio la sua lotta per salvare la propria vita e quella di tanti altri prigionieri ebrei. Una storia scioccante e commovente che, a più di sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, il protagonista ha trovato la forza di raccontare.
Infine, per concludere degnamente questo breve viaggio (mi scuso ancora per tutte le opere che non ho incluso…), lanciamo uno sguardo anche al “dopo”. Ci pensa Il comandante di Auschwitz  di Thomas Harding (Newton Compton). Alla fine della seconda guerra mondiale viene creato un pool investigativo per scovare e assicurare alla giustizia internazionale i gerarchi nazisti responsabili delle atrocità dell'Olocausto. Uno dei migliori investigatori del gruppo è Hanns Alexander, ebreo tedesco rifugiatosi in Gran Bretagna per sfuggire alle persecuzioni delle Ss, e in seguito arruolatosi nell’esercito inglese. Il suo nemico numero uno si chiama Rudolph Höss, il terribile comandante di Auschwitz, responsabile del massacro di oltre un milione di persone e freddo esecutore della “soluzione finale” voluta da Hitler. Ma Höss, che dopo la guerra vive sotto falsa identità, è una preda difficile da stanare, e Hanns dovrà giocare d’astuzia e agire con determinazione per riuscire a catturarlo e arrivare così alla resa dei conti finale. Questo volume è stato scritto dal pronipote di Alexander, ignaro dell’avventuroso passato del prozio fino al giorno del suo funerale, nel 2006.

venerdì 24 gennaio 2014

Il demoniaco delirio di Dacon

Lo confesso: sto aspettando l'uscita di Doctor Sleep con impazienza. In un primo momento (vedere qui), il seguito di Shining era previsto a marzo, ma evidentemente i fan di Stephen King non potevano attendere ulteriormente, e allora ecco che per il 28 il volume è atteso sugli scaffali italiani.
Per ingannare l'attesa, allora, mi sono tuffato nelle atmosfere ostiensi di Dacon, infernale opera prima di una giovane e promettente scrittrice, Federica D'Ascani, che aveva già dato alle stampe il suo libro qualche anno fa per i tipi della 0111 Edizioni e che adesso lo ha rilanciato grazie alla Gds. E' uscito anche in ebook e su Amazon viaggia discretamente bene. Insomma, c'erano tutti i presupposti per incuriosire l'orango della Biblioteca, e non è stato tempo perso. Il plot narra le vicende di un diavolo, Dacon, tanto affascinante quanto spietato, che già aveva fatto danni in passato e che torna per peggiorare le cose.
Subito dopo la copertina, ci si imbatte in una vera orgia di cattiveria e di sesso (che di questi tempi va anche di moda...), quest’ultimo raccontato però sempre sul filo del rasoio. Quando si parla di stupri demoniaci e di ammucchiate pseudo-incestuose, è molto facile cadere nel tranello di addentrarsi in descrizioni ginecologiche, pornografiche o quanto meno erotiche, sospirose, accaldanti. Qui non c'è niente di tutto ciò: si intuisce, si capisce, si viene portati fino a un passo dallo strapiombo, ma lo stile non scade mai. Per il resto, i cattivi sono davvero insopportabili, i fessi sono idioti con il bollino blu, il diavolo protagonista sarebbe da prendere a pedate dalla prima all’ultima riga, e fa montare un'antipatia nei suoi confronti che attanaglia allo stomaco e fa venir voglia di andare avanti, aspettando che qualcosa gli vada male. Perché gli deve andare male per forza, non può essere lui a vincere. E più si va avanti, più il suo potere cresce e più non si riesce a smettere, in attesa di vederlo precipitare. Peccato che il buono non sia né un cavaliere senza macchia e senza paura, né un fortunello a cui le cose vanno bene non si sa perché: è una via di mezzo, uno “tra color che son sospesi”, un ibrido non meglio definito, uno stucchevole ragazzotto che è l’unico punto debole del “cast”. Difficile tifare per lui, ma lo si fa perché alla fine, sulla piazza, non c’è nessun altro disponibile per stendere Dacon, ma ci sono ben altri personaggi più degni di piantare la bandiera sulla vetta. Il prete dilaniato tra la fede, la sua missione e i sentimenti terreni che poco hanno a che fare con la sua tonaca, per esempio, è luminescente: si spera tanto che sia lui il vero eroe, invece..... Pazienza.
La ragazzina vittima del demone è una sfigata che se la va a cercare, ma per la quale non si può che sentire una certa tenerezza perché non si può essere così ottusi: ma quando mai si apre la finestra a un tizio che, pur bello come il sole, galleggia comunque a mezz’aria?!! Come si fa a non chiedersi come mai vola e perché, senza essersi neanche presentato, comincia a fare sesso sfrenato? Bisogna essere alieni! Stendendo un velo pietoso sulla categoria dei genitori, che ne escono come un esercito di inadeguati al ruolo di adulti, è indimenticabile la figura di Ciriatto, il diavolo servo dall’aspetto suino che è strepitoso anche nel suo essere bestiale e sanguinario. E' di una simpatia fuori dal normale. Sembra uno tra Totò e Peppino, ha delle uscite anche nei momenti drammatici che ti fanno rimpiangere la sua scomparsa dalla scena, che giunge troppo presto.
PUNTO DI FORZA Niente è come sembra: ti pare di avere la situazione in pugno e… colpo di scena, non ci avevi capito niente e lo scenario è cambiato. Ti ricostruisci un’idea e… oplà!!! E’ tutto di nuovo sottosopra. Questo è già di per sé un ottimo motivo per tuffarsi nella lettura di incubi ben documentati. Ciriatto è un personaggio dantesco che fa una brevissima apparizione nella Commedia, Dacon non esiste, ma Dagon sì ed è una divinità antichissima della fertilità (ma anche degli abissi marini) citata pure nella Bibbia e protagonista anche di un racconto di Lovecraft. Il lavoro di ricerca c’è.
PUNTO DEBOLE Trattandosi di un’opera prima, non ci si può aspettare la perfezione. Lo stile è acerbo e alcune parole stridono. Ma la trama è incalzante e ben architettata, così si perdona molto, se non tutto.

venerdì 17 gennaio 2014

Battaglia, un vampiro a fumetti

Può anche capitare che un orango mangia-banane che vive tra gli scaffali della biblioteca di Ankh-Morpork ogni tanto, tra tanti libri, si imbatta anche in un fumetto. O ne attenda l'uscita di uno che si è già ritagliato un suo spazio nelle librerie e che ora intende rilanciarsi anche in edicola. E' il caso del prodotto in rampa di lancio dell'Editoriale Cosmo, arrivata nell'ottobre 2012 con l'intenzione di adattare al formato cosiddetto "bonelliano" opere pubblicate originariamente in francese riducendo la dimensione delle grandi tavole e togliendo loro il colore a favore del bianco e nero. In poco più di un anno la risposta del pubblico è stata positiva, e ora i responsabili hanno deciso di tentare con un personaggio cult dell'universo italiano delle nuvole parlanti: il vampiro siciliano Pietro Battaglia. Nato nel 1997 dal talento dello sceneggiatore Roberto Recchioni (attuale curatore di Dylan Dog e creatore della serie a fumetti Orfani per la già citata Sergio Bonelli Editore) e dal disegnatore Leomacs (Tex, Magico Vento), Battaglia, cinico e violento vampiro, racconta uno spaccato della storia italiana, da Caporetto al dopoguerra e arriva per la prima volta in edicola il 22 gennaio con due storie che i cultori hanno già conosciuto, seppur in un formato più "lussuoso". In questa nuova edizione "popolare", però, ci sono tavole inedite che la rendono altrettanto preziosa.
Nella prima, Caporetto, il lettore viene catapultato nella Genova del G8. La polizia carica contro i manifestanti e Pietro Battaglia salva, a modo suo, una ragazza. Un flashback riporta la scena a Caporetto, nel 1916, per far conoscere le origini del vampiro. Sfuggito a un assalto, il protagonista scrive lettere d’amore dal fronte alla sua amata, che si chiama Ninetta. Un giorno, d’improvviso, viene ucciso da un soldato austriaco, ma nel momento in cui incontra la Morte decide di ribellarsi e di riprendere in mano la sua esistenza.
Nella seconda storia, Vota Antonio, le avventure si spostano nella Basilicata del dopoguerra e nella spietata campagna elettorale tra due candidati, un democristiano e un comunista, pronti a tutto pur di far fuori il rispettivo rivale. Una storia che mescola l’umorismo di Don Camillo e Peppone con le atmosfere western di Per un pugno di dollari.

sabato 4 gennaio 2014

Nei classici c'è il rimedio proprio a tutto

Si può curare il cuore spezzato con Emily Brontë e il mal d'amore con Fenoglio, l'arroganza con Jane Austen e il mal di testa con Hemingway, l'impotenza con Il bell'Antonio di Vitaliano Brancati, i reumatismi con il Marcovaldo di Italo Calvino, o invece ci si può concedere un massaggio con Murakami e scoprire il romanzo perfetto per alleviare la solitudine o un forte tonico letterario per rinvigorire lo spirito?
A quanto pare sì. Almeno, questo è ciò che suggeriscono le ricette di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno pubblicato da Sellerio. Si tratta di un libro di medicina molto speciale, un vero e proprio breviario di terapie romanzesche, antibiotici narrativi, medicamenti di carta e inchiostro, ideato e scritto da due argute e coltissime autrici inglesi, Ella Berthoud e Susan Elderkin, e adattato per l'Italia da Fabio Stassi. Se letto nel momento giusto, un romanzo può davvero cambiarci la vita, e questo prontuario è una celebrazione del potere curativo della letteratura di ogni tempo e paese, dai classici ai contemporanei, dai romanzi famosissimi ai libri più rari e di culto, di ogni genere e ambizione.
Queste ricette per l'anima e il corpo, scritte con passione, autorevolezza ed elegante umorismo, propongono un libro e un autore come rimedio di ogni malanno, che si tratti di raffreddore o influenza, di un dito del piede annerito da un calcio maldestro o di un severo caso di malinconia. Le prescrizioni raccontano le vicende e i personaggi di innumerevoli opere, svelano aneddoti, tratteggiano biografie di scrittori illustri e misconosciuti, in un invito ad amare la letteratura che ha la convinzione di poter curare con efficacia ogni acciacco. Non mancano consigli per guarire le idiosincrasie tipiche della lettura, come il sentirsi sopraffatti dal infinito di volumi che opprimono gli amanti delle pagine fruscianti da ogni scaffale e libreria, o il vizio apparentemente insanabile di lasciare un romanzo a metà.
Trattandosi di un tomo da 644 pagine, è difficile pensare di portarselo sempre dietro, tirandolo fuori ogni qualvolta si presenti un caso da risolvere. Ma come una brava enciclopedia medica, può attendere il paziente a casa e curarlo. Ogni tipologia umana ha i propri rimedi per guarire. I bibliofili fanno così...